"La Jazz Ambassadors e il suo trentacinquesimo anno di attività"
Articolo di Leo Lagorio, presidente e Band Leader della J.A.,
scritto per Mauro Torelli e la rivista "Nuovo Ponente".
PER I TRENTACINQUE ANNI DELLA JAZZ AMBASSADORS BIG BAND
La mia passione per la musica Jazz ha origini lontane. Avevo circa cinque o sei anni al massimo e la nostra casa era frequentata da Guido Gorlero. Guido era un musicista che come appassionato amatore della musica dirigeva una orchestrina da ballo in cui mio padre suonava il sax tenore ed il clarinetto. Ma oltre a questa attività dedicata alla musica da ballo (part-time ) Guido Gorlero aveva anche la passione per la musica corale. Passione che poi lo porterà ad ereditare - seppur per breve tempo - da Emilio Lepre la conduzione del Coro Monjoie. Fu in occasione di una delle tante visite a casa nostra che Guido Gorlero portò con se alcuni dischi a 78 giri. Erano dischi americani con una etichetta che riportava la scritta US ARMY.
Non appena sentii le prime note di American Patrol, fui letteralmente folgorato. Poi venne la volta di Moonlight Serenade ed infine dulcis in fundo In the Mood. Chiesi di che si trattava e mi dissero che era la mitica orchestra di Glenn Miller. Passarono molti anni da quella data e varie esperienze musicali feci negli anni successivi, ma quel giorno rimase scolpito nella mia mente. Le esperienze musicali successive furono di ben diversa natura. Nel ‘56 esplose il Rock and Roll, negli anni ’60 arrivarono i Beatles, poi il Rythm & Blues e negli anni ’70 il Pop con il fascino del Rock Progressivo. Ma di questo si potrà parlare in un’ altra sede. Esauritasi la spinta creativa di queste esperienze “pop” - specie quella relativa al Rock Progressivo – mi ricordai di quel magico giorno in cui ebbi il primo contatto con il Jazz. Dopo un corso di perfezionamento con Giorgio Gaslini a Diano Marina(1979/80) ebbi occasione di entrare in stretto contatto con Roberto Paglieri, Rosario e Giuseppe Bonaccorso. Costituimmo un gruppo sperimentale con il chitarrista Riccardo Bianchi, ma non durò molto specie per la distanza che ci separava dal cremonese Riccardo Bianchi. Memore della emozione avuta durante il corso, quando il compianto Gaslini organizzò una vera e propria big-band con gli allievi partecipanti, riuscii a convincere Rosario e Roberto a recarci da Emilio Lepre per proporgli la costituzione di una Big Band con musicisti locali.
Era una sera di ottobre ed Emilio ci accolse nel suo negozio di Via Cascione con la sua solita affabilità e qualche espressione di dubbio. Dopo qualche giorno riuscimmo a stilare una ipotesi di organico. La sezione ritmica era già formata, ma si trattava di trovare cinque sax, due tromboni ed almeno una tromba. A parte il trombonista Marco Fanciulli, che aveva partecipato con profitto ai corsi di perfezionamento a Diano Marina, ci ricordammo che - seppur con un trombone a pistoni - era ancora in attività Sandro Rosciani. Marco Fanciulli purtroppo, dopo breve tempo per motivi di studio dovette rinunciare al progetto con grande rincrescimento. A Sandro Rosciani si affiancò così il compianto Silvano Sposato e la sezione dei tromboni fu pronta. Molto più problematica fu la costituzione della sezione dei sax. In un primo tempo si alternarono in prova il maresciallo Ranucci con il sax alto, poi anche il compianto Mino Valzano, e “Bastianin” Esposto ma la prima vera sezione delle ance fu costituita da Arturo Fordano, Paolo Castiglione, Luigi Boni, Leo Lagorio, Flavio Graneri e come raddoppio del II tenore Marco Angeloni. Mancavano ancora le trombe ed in proposito mi ricordai che avevo conosciuto un trombettista di Diano Marina che era stato anche Maestro della Banda di Diano. Si trattava di Rodolfo Falchi – anch’egli mancato prematuramente – che fu subito entusiasta della proposta. Anzi fu proprio lui a battezzare la big band con il nome Jazz Ambassadors. Era lo stesso nome di una Big Band formatasi a Milano subito dopo il ’46 con musicisti professionisti, che poi per necessità si sparsero nelle varie orchestre della RAI o si dettero alla professione in giro per il mondo. Quella Band durò solo sei mesi. A fianco di Rodolfo Falchi- nella prima formazione ufficiale - si schierò un trombettista di Arma di Taggia: tal Gianni Russo, il cui curriculum era di gran rispetto. Ma mancava ancora una ciliegina da mettere sulla torta. Un cantante sarebbe stato assai gradito da Emilio, soprattutto per affrontare le platee più esigenti e formate al gusto delle grandi orchestre americane in cui i vari Bing Crosby, Frank Sinatra & C. avevano ancora molti fans. Vittorio Silipigni dopo anni di professione si era accasato a Diano Marina e dopo qualche incertezza accettò con entusiasmo la proposta di Emilio Lepre. L’orchestra era pronta, Emilio scrisse di suo pugno una trascrizione della versione originale di Tuxedo Junction e acquisì alcuni arrangiamenti di Benny Goodman, Glenn Miller, Count Basie, Stan Kenton, Duke Ellington. Di quest’ultimo ricordo ancor oggi una splendida versione di Sentimental Mood.
Le prime prove si effettuarono nelle sale del Ridotto del Teatro Cavour e l’entusiasmo si diffuse sia tra i musicisti, sia in Città ove la nascita di una Big Band tutta imperiese poteva essere un vanto oltre che una risorsa culturale e turistica. Di questi valori e di queste potenzialità si accorse ben presto l’allora sindaco di Imperia Renato Pilade il cui desiderio - purtroppo non concretizzatosi - sarebbe stato la costituzione di un’Orchestra Jazz stabile che promuovesse il nome di Imperia nelle occasioni e nei siti più opportuni. Fra i primi appassionati non potevano mancare Don Gustavo Del Santo, Miro Genovese, Mario Lepre, Franco Giribaldi, G.B. Pairola, Mauro Torelli ed altri appassionati cultori del Jazz “made in Imperia”. Furono proprio questi personaggi a fiancheggiare ed a stimolare la crescita di questo gruppo. E finalmente giunse anche la data dell’esordio presso l’Auditorium dell’Istituto Viesseux. Fu un vero trionfo di pubblico e critica. Da qui partì la navicella la cui rotta fu tracciata da Emilio Lepre e che tra eventi lieti e tristi è oggi ancora in navigazione, per la gioia dei musicisti che ne fanno parte e per i tanti appassionati imperiesi che il 10 di Agosto sono accorsi numerosi al Monte Calvario per celebrare il 35° anniversario della sua fondazione.
DAGLI ESORDI ALLA PREMATURA SCOMPARDSA DI EMILIO LEPRE
Quando dopo trentacinque anni di attività artistica si vuol mettere insieme una cronologia storica attendibile degli eventi di un gruppo come il nostro, non ci si può affidare solamente alla memoria.
Per questo ho pensato di andare a verificare nei documenti d’archivio se vi fosse stata qualche inesattezza nel mio primo intervento, volto alla celebrazione del 35° anniversario dalla nostra
fondazione. In effetti - con notevole sorpresa - ho scoperto che il primo concerto della Jazz Ambassadors Big Band fu l’11 dicembre 1980 presso la Sala Consiliare del Comune di Diano Marina e non quello del Viesseux tenuto ad Imperia il 24 aprile 1981. L’evento fu patrocinato dalla locale Associazione Amici della Musica ed il successo fu abbastanza gratificante. Costituì un primo passo importante per farci conoscere in ambito locale. Comunque dopo questi due eventi di esordio, la Jazz Ambassadors - sotto la guida di Emilio Lepre - ebbe diverse occasioni per farsi apprezzare in città ed in zona con il supporto dell’organico iniziale. Ricordo un paio di concerti risalenti al 1981 per il decentramento culturale nei borghi più caratteristici della Città di Imperia, fra cui due a Borgo Marina il 23 maggio e il 3 luglio, uno a Borgo Peri il 7 giugno ed il 24 luglio alla Festa del Parasio. Del concerto del 7 giugno a Borgo Peri ricordo la presenza nel pubblico del grande pianista nero Mal Waldron, che a fine concerto oltre che a complimentarsi con me personalmente, mi autografò con dedica una sua composizione dal titolo “Snake out”- che tutt’ora conservo gelosamente - il cui titolo era dedicato ad i neri dei ghetti di New York. Era un segnale di avvertimento quando nelle vicinanze del quartiere stava avvicinandosi la Polizia per controlli a tappeto per stanare qualche irregolare o per qualche altro bieco fine repressivo (tanto per cambiare!). Nel frattempo da un incontro con il suo vecchio amico Tomagnini, Emilio era riuscito ad ottenere una bella scrittura ad Alassio presso il Parco Simonetti. Lì il 25 luglio alla fine di un memorabile concerto l’orchestra ricevette i complimenti da parte di un vero e proprio “monumento” del Jazz torinese: il mitico Germonio, che era stato tra i fondatori e promotori del glorioso Jazz Club di Torino, oltre che appassionato praticante dello sport del baseball. Il giorno dopo venivo ricoverato in ospedale con la diagnosi di “pneumotorace spontaneo”.
Ad Alassio - incosciente delle possibili conseguenze - avevo suonato per tutto il concerto con un polmone solo, quello destro, mentre il sinistro era completamente fuori uso. All’ospedale di Costarainera rimasi per un mese intero.
Nel frattempo la Jazz Ambassadors - in mia mancanza - si avvalse al sax tenore della collaborazione del compianto Paolo Maraucci. Dopo Alassio vennero altri concerti: il 4 agosto ad Arma di Taggia, il 21 ed il 23agosto ad Imperia per la Festa dell’Amicizia, l’8 agosto per la Festa dell’Unità e il 22 agosto per l’Assessorato alle Manifestazioni del Comune di Imperia in frazione Levà . L’attività concertistica estiva del 1981 si concludeva con un concerto a Cervo il 29 agosto e infine il 18 settembre un ultimo appuntamento presso le Opere Parrochiali di Porto Maurizio. Completamente guarito e terminata la convalescenza fra le nevi di Limone Piemonte, con fatica e coraggio ripresi in orchestra il ruolo che Emilio mi aveva ritagliato e conservato: I° sax tenore nella omonima sezione delle ance. Il 1982 si apriva il 20 febbraio con una applaudita serata danzante presso il Ristorante Irma di Diano Gorleri , seguito da un altro appuntamento similare il 7 maggio - credo per un pranzo dei Lyons - presso l’Hotel Diana di Alassio. Una esibizione promozionale presso gli studi televisivi di Tele Imperia precedette l’attività concertistica estiva che fu caratterizzata da una bella serie di appuntamenti musicali in Imperia, tra cui uno - il più atteso dagli appassionati imperiesi - presso la tradizionale Festa al Parasio.
La Jazz Ambassadors Big Band cominciava ad essere conosciuta anche nei dintorni di Imperia attraverso gli appuntamenti musicali che venivano costantemente diffusi a mezzo stampa. Emilio Lepre era assai conosciuto anche a San Remo, dove negli anni d’oro - gli anni ’50 - aveva avuto importanti scritture presso il Casinò di San Remo. Da una amicizia con vecchi operatori sanremesi era riuscito ad ottenere una bella scrittura proprio a San Remo presso la vecchia sede del locale Yacht Club.Lì con grande sorpresa trovammo ad ascoltarci tra gli ospiti il mitico Fausto Papetti, che non mancò di complimentarsi con Emilio e con tutti i musicisti. Ma il concerto più importante avvenne ad estate inoltrata a Loano presso il Teatro del Principe. La Jazz Ambassadors era stata scritturata come supporter al quartetto di Bob Berg che vedeva Riccardo Zegna al pianoforte, Luigi Bonafede alla batteria e Luciano Milanese al contrabbasso. Emilio a fine concerto era entusiasta e manifestò brillanti propositi futuri per il gruppo. Purtroppo i suoi propositi non si poterono né manifestare, né avverare.
Il 21 ottobre 1982 Emilio ci lasciava affranti ed increduli a seguito di un improvviso malore. Nei mesi successivi furono decisivi gli interventi di sostegno degli amici che sin dagli inizi avevano seguito i primi passi della band. Fra questi Don Gustavo Del Santo e Miro Genovese sono stati coloro che con la loro sapienza musicale e con la loro saggezza, hanno consentito oltre che la sopravvivenza del gruppo, un passaggio di consegne della leadership. In proposito fu proprio Don Del Santo che si offrì a dirigere le prime prove, mentre Miro - sempre presente ed attento agli umori dei musicisti - fungeva da prezioso consigliere. Credo che fu proprio a seguito di un consulto fra i due cari amici che fu deciso di affidare a me la pesante eredità di Emilio. Non credo che tale decisione fosse gradita a tutti. Nell’organico vi erano anche musicisti più anziani ed esperti che forse avrebbero desiderato di essere scelti per tale ruolo. Comunque accettai tale incarico con umiltà ed entusiasmo; mi misi subito al lavoro per ringiovanire l’organico oltre che il repertorio. Da qui in avanti molte cose sono successe. La big band negli anni successivi (1984) si è costituì in Associazione Culturale ed oltre al compito istituzionale di diffondere la Musica Jazz attraverso i concerti, ha svolto sino a tutt’oggi una intensa e proficua attività didattica. Di questo ed altro potremo approfondire in una prossima puntata.